Gli Antibody-Drug Conjugates (ADCs) rappresentano una delle innovazioni più promettenti in oncologia, combinando la specificità degli anticorpi monoclonali con l’efficacia della chemioterapia. Come sottolinea il dott. Paolo Tarantino, ricercatore clinico avanzato, questi composti sfruttano decenni di ricerca sui biologici e sulle molecole citotossiche per colpire con precisione le cellule tumorali. Dal primo ADC approvato nel 2000, il campo ha vissuto una rapida espansione, con 11 ADC attualmente approvati e oltre 200 in sviluppo clinico. Negli ultimi cinque anni, otto nuovi ADC hanno ricevuto l’approvazione, soprattutto per tumori solidi, come quelli della mammella e del polmone (Tarantino, 2024).

Un ADC è composto da tre elementi: un anticorpo monoclonale, un linker e un payload citotossico; la stabilità dell’ADC dipende dalla natura molecolare di ciascuna di queste componenti. Tuttavia, meno dell’1% del farmaco raggiunge il sito tumorale, evidenziando la necessità di miglioramenti strutturali. Attualmente, la maggior parte dei payload in sviluppo sono inibitori della topoisomerasi 1, benché esistano preoccupazioni per la possibile resistenza crociata. Alcuni ricercatori, quindi, propongono payload alternativi, come molecole immunostimolanti e degradatori proteici (Tarantino, 2024).

Nuovi strumenti, tra cui tecnologie proteomiche e algoritmi di apprendimento automatico, potrebbero migliorare l’efficacia degli ADC, adattandoli a ogni paziente e tumore specifico. Secondo Tarantino, sebbene gli ADC non siano ancora completamente stabili, hanno dimostrato un’efficacia superiore alla chemioterapia tradizionale, prefigurando una “età d’oro” per queste terapie innovative in oncologia.

https://www.oncologynewscentral.com/article/is-golden-era-for-adcs-in-oncology-at-hand