Negli ultimi decenni, il rischio di recidiva del tumore al seno si è significativamente ridotto grazie alla diagnosi precoce e all’utilizzo di terapie sempre più avanzate. Dalla fine degli anni ’90, il rischio di recidiva a dieci anni è passato dal 20,5% all’11,7%, come evidenziato da uno studio dell’Early Breast Cancer Trialists’ Collaborative Group pubblicato su “The Lancet” (EBCTCG, The Lancet).
Un contributo fondamentale in questo miglioramento è stato dato dalla terapia adiuvante, introdotta negli anni ’70 dall’oncologo Gianni Bonadonna all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. La terapia adiuvante prevede l’utilizzo di farmaci dopo la chirurgia per ridurre il rischio di recidiva, eliminando le cellule tumorali residue.
Tra le principali innovazioni ci sono la chemioterapia, la terapia endocrina con tamoxifene e inibitori dell’aromatasi, e il trastuzumab per i tumori con recettori HER2 sovraespressi. Inoltre, farmaci come gli inibitori di CDK4/6 e i PARP inibitori stanno migliorando ulteriormente le prognosi delle pazienti. Recentemente anche l’immunoterapia e gli anticorpi coniugati hanno guadagnato spazio come opzioni di trattamento.
Secondo Paolo Tarantino e Sara M. Tolaney del Dana Farber Cancer Institute, i progressi della terapia adiuvante devono essere accompagnati da un accesso equo alle cure oncologiche per tutte le pazienti (Tarantino & Tolaney, The Lancet).
Fonte: Daniele Banfi, Fondazione Umberto Veronesi.